Il Tatuaggio post Covid-19 (parte 1)
In vista della cosiddetta "Fase 2", tentiamo di delineare quello che sarà il post Covid-19 per i tatuatori e il mondo del tatuaggio interpellando alcuni addetti ai lavori. Partiamo con Marco Pepe di Encre Tattoo Studio.
Ispirati da un articolo dove alcuni professionisti americani del tatuaggio in vista di una lunga serrata a causa del Coronavirus descrivevano uno scenario economico piuttosto devastante, abbiamo deciso di interpellare sulla falsariga alcuni tatuatori italiani. Il tentativo è cercare di delineare in qualche modo uno scenario futuro per il mondo del tatuaggio. Ad ognuno di loro abbiamo posto le stesse domande.
Partiamo interpellando Marco Pepe.
In che modo il Covid-19 ha impattato sulla tua vita e sul tuo lavoro?
Il Covid-19 si è presentato all'improvviso lasciandoci poca scelta. Ancor prima dei decreti emanati dal Governo, io come molti miei colleghi rendendoci conto della gravità della situazione, abbiamo optato per una chiusura degli studi, anticipando di un paio di giorni quella che poi sarebbe diventato obbligo. La vita è cambiata all'inizio nei ritmi, nelle abitudini quotidiane. Poi si è trasformato tutto in una sensazione di incertezza, soprattutto dovuta al fatto di non conoscere una data certa per tornare al lavoro. La nostra professione non offre grandi possibilità di riconversione, ma ci ha obbligato semplicemente a spostare su OFF quel tasto dell'alimentatore che cadenzava le nostre giornate. La battuta d'arresto è stata brusca e molto problematica. Nel mondo del tatuaggio ci sono parecchi tatuatori la cui platea di pubblico non è "cittadina" ma più nazionale e internazionale, ciò vuol dire che molti appuntamenti non potranno essere rischedulati con semplicità. Chi, per esempio, aveva acquistato un volo dal Giappone per venirsi a tatuare in Italia, probabilmente desisterà. Pensiamo anche a tutti i clienti che sono di passaggio nel nostro Paese e da appassionati hanno cercato di unire il viaggio alla possibilità di tatuarsi da uno dei loro artisti preferiti. Ovviamente sono tutti lavori che molto probabilmente non saranno mai eseguiti, ma che allo stesso tempo hanno richiesto ore e ore di lavoro per la loro progettazione. Nella vita quotidiana sto cercando di sfruttare il tanto tempo a disposizione per disegnare in modo da poter offrire domani un prodotto ancora più nuovo, ancora più performante. Soprattutto grazie ai social cerco di rimanere in contatto con i miei colleghi, tanti dei quali all'estero. La situazione dei tatuatori negli USA è davvero difficile, sono una categoria che non ha una tutela assicurativa sanitaria, quindi oltre le problematiche relative al Covid-19, la mancanza di guadagno affiancato a un eventuale problema di salute diventa uno scoglio quasi insormontabile. Quotidianamente leggo richieste di aiuto e a tal proposito voglio ricordare tutte le iniziative attuate dai tatuatori nei confronti degli ospedali e delle regioni, con le aste benefiche a cui quasi tutti abbiamo partecipato, saltando qualsiasi burocrazia, chiedendo a chi si aggiudicava l'opera all'asta di bonificare direttamente all'ente. Auspico che questa buona azione possa ritornare anche alla nostra categoria, soprattutto a coloro sono stati martoriati su più fronti dal virus.
Sei ottimista per quanto riguarda la tanto decantata ripresa?
Rispetto alla ripresa sono scettico, credo che ci sarà un momento di confusione iniziale. Molto probabilmente tutti gli appuntamenti spostati alla riapertura daranno la percezione di un accumulo di lavoro e all'atto pratico temo che il tatuaggio subirà un duro colpo. La chiusura di tante attività economiche ovviamente sta indebolendo il potere di spesa degli italiani, bisognerà fare delle scelte. Auspico che non sia cosi, ma molti destineranno i lori soldi verso beni di prima necessità. Temo che anche la paura e l'incertezza possa frenare il mercato. Mi auguro che i tatuatori possano dar fondo alla loro fantasia e produrre dei lavori così interessanti e belli che invoglino sempre più i clienti a tornare a frequentare gli studi non appena possibile. In fin dei conti penso che la ripresa in parte dipenda anche da noi, da quello che mettiamo sul tavolo, da come ci comporteremo al nostro rientro sul mercato. Spero che nessuno perda il proprio lavoro e che l'economia possa comunque girare. Mi auguro che nel nostro settore la fantasia del tatuatore possa essere il grasso che faccia scivolare agilmente l'ingranaggio.
Quali saranno le problematiche che dovranno affrontare i tatuatori nel mondo post Covid-19?
Tante. In primis la mancanza di informazione, o meglio la cattiva informazione che oggi proviene dai social. Al di fuori del mondo del tatuaggio mi rendo conto che in tanti vedono questo lavoro ancora come una sottocultura, fatta di posti sporchi, di nullafacenti che rovinano la pelle delle persone. In realtà già da ora bisogna combattere questa forma di ignoranza, gli studi di tatuaggi sono luoghi puliti, che rispettano le norme igienico sanitarie. Noi siamo stati i primi a essere sconcertati dai costi delle mascherine, abituati a comprarle sappiamo quanto costavano. Idem i vari disinfettanti e i vari dpi. Dovremo fare i conti con i problemi relativi al distanziamento sociale. Dovremo fare i conti con tutti i materiali che dovremo cestinare, perché una volta aperti dopo due mesi di chiusura sarà scaduto il termine di utilizzo. Penso al problema dello spostamento e riposizionamento degli appuntamenti in agenda, cercar di venire in contro alle esigenze di tutti i nostri clienti. Non da meno la paura di un contagio che creerà un braccio di ferro con il bisogno economico e la necessità di lavorare.
Le misure per la tutela del lavoro e delle aziende prese dal Governo, aiuteranno anche i tatuatori?
Oggi in Italia percepisco un enorme distacco tra il tessuto sociale e quello politico, la nostra categoria fatta di partite IVA credo che non riceverà nessun aiuto. Onestamente quando guardo un telegiornale o leggo una notizia, mi sento un cretino: tutti dicono il contrario di tutto, ed è talmente difficile capire come, quando, dove… L'unica cosa certa è che mi sembra assurdo che la manovra economica del nostro Paese sia stata spingere finanziamenti che verranno utilizzati per pagare tasse le quali ci faranno solo indebitare maggiormente. La nostra categoria necessiterebbe di aiuti differenti. Ma leggendo online mi rendo conto che noi tatuatori non esistiamo, rientriamo in una grande calderone popolato da centri estetici e parrucchieri. MI sarei aspettato un aiuto concreto sui pagamenti degli affitti, perché anche li la trappola dell'accatastamento, di quelle lettere o codici differenti, colpirà tanti. Mi sarei aspettato per una volta un bonus IVA e non un semplice rinvio che si andrà a sommare con gli anticipi futuri non tenendo conto della mancanza di minimo due mesi di lavoro e guadagno. Non ho sentito parlare di una diminuzione della tassa sulla spazzatura, che per inciso negli studi di tatuaggi si limita a residui di carta, dato che tutti i rifiuti che produciamo sono "rifiuti speciali” per cui abbiamo contratti con ditte che paghiamo separatamente. Avrei voluto vedere uno snellimento della burocrazia, anche un contentino. Invece pagheremo la Tari anche quando non avremo prodotto un singolo pezzo di carta. Insomma non credo che riceveremo un gran sostegno, ma voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e spero che questi soldi possano realmente aiutare attività in sofferenza differenti dalle nostre.
Il lockdown ha favorito il ritorno al tatuaggio fatto in casa? Se sì, quanto durerà questo deprecabile fenomeno peraltro già presente prima dell’emergenza?
Quello dell'abusivismo è un fenomeno che possiamo combattere solo cercando di educare i nostri clienti. Il lockdown sicuramente ha dato una grande spinta al "tatuaggio fatto in casa". Il mio più grande timore è che in molti, magari spaventati dalla situazione, dall'incertezza, decidano di rimanere in casa e non ritornare in studio, soprattutto i freelance . Qui siamo noi tatuatori che dobbiamo intervenire nel modo giusto, far capire ai nostri clienti che il lavoro di qualità si fa in studio, che tatuarsi sul bancone della cucina non è una cosa tollerabile nel 2020. Permettetemi una piccola digressione, spesso sento dire «Si, ma una volta era normale», oppure «Tutti abbiamo cominciato in casa» o ancora «Il mio tatuatore in casa ha tutto sterilizzato e monouso», giusto per citare alcune dichiarazioni. Nel 2020 si cerca uno studio dove imparare il mestiere, il tatuatore in casa dove butta gli aghi, il materiale contaminato? Nella spazzatura, per strada, a rischio di contaminazione biologica. Il tatuaggio si fa in studio, da professionisti del settore. Voi vi fareste mai togliere un dente da uno pseudo dentista nella sua cucina, su una sedia di paglia, mentre la nonna prepara il ragù fumando e lasciando cadere la cenere ovunque? Sta a noi tatuatori, è nostra responsabilità spiegare e far capire al cliente che se desidera un buon prodotto si deve affidare ad un professionista. Io credo che questa sia l'unica formula per combattere questo mal costume.
Come si dovranno organizzare prossimamente i tatuatori?
Spesso con amici e colleghi ci siamo interrogati su questo tema. Bisogna partire da dove abbiamo lasciato, come prescrive la norma in vigore, usando tutti i dispositivi di protezione individuali. Alla riapertura questi dovranno essere allargati anche ai clienti, i quali dovranno indossare la mascherina. All’ingresso in studio dovremo accoglierli con gel sterilizzante e copri calzature. Bisognerà limitare gli accompagnatori, recarsi da soli in studio il giorno dell’appuntamento. Un uso più attento delle barriere di superficie, l’utilizzo di prodotti appositi come spray sterilizzanti anche nelle sale d’attesa. Come già avviene negli studi americani, ci dovremo dotare di un cartello dove si invita la clientela a non toccare nulla, soprattutto il tatuaggio appena fatto, in modo da evitare la contaminazione crociata. Tutti i materiali di consumo dovranno essere riposti in armadietti o mobili, limitando al massimo l’utilizzo di mensole. Preventivi e organizzazione degli appuntamenti avverranno rigorosamente online. Secondo me questi sono alcuni dei punti fondamentali per riscrivere un “piano sicurezza” nel post Covid-19, un vademecum con indicazioni da inviare al cliente anche prima dell’appuntamento. Bisogna far capire che quello che troveranno sarà un ambiente controllato e che avremo fatto di tutto per renderlo il più sicuro possibile
Cosa si dovranno aspettare gli appassionati del tatuaggio?
Un nuovo inizio, un mondo del tatuaggio riscritto, sicurezza e tranquillità quando si affidano a professionisti. Noi tatuatori abbiamo avuto tanto tempo, forse mai così tanto, i nostri social sono inondati di nuovi progetti, idee, disegni, illustrazioni innovative, quadri, ecc. Abbiamo avuto modo di riflettere e abbiamo una voglia matta di tatuare, di far bene. Vogliamo che ogni nostro lavoro sia "il pezzo". Siamo pronti a ripartire con una marcia in più, l'amore per il nostro lavoro ci farà tremare le mani come il primo giorno, quando premeremo l'interruttore del nostro alimentatore su ON. Il mondo del tatuaggio non si è fermato neanche per un momento, perché il tatuaggio non è solo il momento in cui l'ago tocca la pelle, ma è fatto di mille viaggi mentali per costruire quel disegno. È fatto di bozze cestinate, di scatole di trucioli di matite temperate, di pennelli secchi e vasetti di vernice vuoti. È fatto di montagne di fogli di carta e centinaia di gigabyte di progetti digitali. È fatto dalla nostra voglia di offrirvi un prodotto che vi accompagnerà per sempre, che invecchierà e cambierà con voi. Insomma gli appassionati si devono aspettare il loro tatuaggio più bello!
Che ne sarà delle convention?
Dovremo aspettare. È una cosa che mi fa provare una grande malinconia pensare a quanto si impara in una convention, a quanto gli altri tatuatori ti possono insegnare in pochi secondi, alla folla sotto il palco, il veder camminare dei capolavori, l'emozione del venerdì e la stanchezza della domenica. Il cuore che ti batte a mille quando partecipi a un contest. Io credo che le convention ripartiranno, spero in autunno, magari con qualche cambiamento. Penso a una barriera di plexiglass per ogni stand, magari ricominceranno con un numero più ridotto di ingressi... L'Italia conta tantissimi eventi sul tatuaggio, credo che il Covid-19 farà anche qui una scrematura. Credo che dovremo aspettare, ma come per noi tatuatori magari anche gli organizzatori creeranno uno spettacolo ancora più bello.
IG: marcoencre